giovedì 19 febbraio 2009

"Hotel New Hampshire" di Tony Richardson.

"Hotel New Hampshire" (idem). Con Rob Lowe, Jodie Foster, Beau Bridges, Nastassja Kinski, Matthew Modine, Wallace Shawn. Commedia, durata 103 min. - USA 1984.

Il Free Cinema era una corrente cinematografica anni '50 che remava contro il cinema imperante in Inghilterra in quegli anni. Era un cinema di low budget, libero e senza vincoli commerciali, come si legge nella enciclopedia Encarta: riprese negli esterni reali e spesso degradati delle città industriali; soggetti incentrati sulla vita di una gioventù proletaria frustrata e nevrotica, ma comunque vitale, e che si esprime in cockney (il dialetto londinese); dissacrazione degli ideali tradizionali, decaduti con la fine dell’impero britannico; ritmo frenetico e urlato; Tra gli esponenti di punta di questo cinema il più birichino era certamente Tony Richardson, autore di film importanti come i “Giovani arrabbiati” nel periodo inglese o “Tom Jones” in quello americano.

La carriera di Richardson è stata definita oscillatoria e soprattutto nell'ultimo periodo tramontante. Tuttavia il suo penultimo film (il cui insuccesso al botteghino avrebbe impedito al regista di tornare al cinema fino al 1991), tratto da un romanzo di John Irving, è un film peculiare e incredibile, a cui, ancora oggi, pochi sembrano aver fatto gli onori.

Ci provo io. Jodie Foster, Rob Lowe, Beau Bridges, Wallace Shawn e Nastassja Kinski sono i protagonisti di questa commedia trasgressiva e tragica allo stesso tempo. Il film racconta le vicende della bizzarra famiglia Berry, il patriarca Win decide gestire un albergo coinvolgendo tutti i membri della famiglia. Dopo alcune difficoltà iniziali, la loro impresa avrà successo. All'interno dell'hotel di svolgono le intricate vicende familiari, tra litigi, amori e ripicche. John e Frannie, fratello e sorella, vivono un rapporto incestuoso, essendo innamorati l'uno dell'altra, Frank deve fare i conti con le sue pulsioni omosessuali, in più ad animare le vicende, vi sono il bizzarro nonno ed un cane di nome Tristezza, che soffre di flautolenze. Tra drammi e tragicomiche avventure, la famiglia riuscirà ad aprire un nuovo albergo a Vienna. Finchè comparirà finalmente "l'orso" di papà Win...

Certo, un film come questo allontana il grande pubblico. Troppo oscillante tra demenzialità, tragicommedia e film libertino. Se in più arriva il divieto ai minori di 18 anni per via della tematica (occhio, della tematica, non delle scene) incestuosa, l'insuccesso è quasi assicurato. Tanto è vero che in Italia è arrivato solo in VHS sei anni dopo. Ma “Hotel New Hampshire” è il luogo “in cui ognuno può essere se stesso”. Ed ecco quindi irriverente questo microcosmo di famiglia tipo degli anni '70: malessere, desideri, pulsioni, frustrazioni e ideologia miscelati in una messa in immagini ritmata e acuta, senza remore, in cui, comunque la malinconia per la condizione umana fa sempre capolino in qualche forma. Lo sberleffo e i riferimenti al cinema muto sono continui, ma Richardson (come Irving) non è stanco di ripetere di “continuare a passare per le finestre aperte”. E durante la visione lo spettatore paziente capirà che anche lui, più di qualche volta, ha trovato quelle finestre aperte.


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